Digiuno e dieta intermittente.

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Il digiuno “selvaggio” può danneggiare la salute Quando si è un po’ in sovrappeso, il desiderio comune è quello di perdere chili in tempi rapidi e senza troppa fatica. Ed ecco che il digiuno può sembrare la soluzione più semplice e diretta per ottenere il risultato desiderato, senza dover cambiare le proprie abitudini alimentari e senza dover ragionare troppo sui cibi da consumare, le quantità, gli abbinamenti. Semplicemente, si salta qualche pasto per alcuni giorni alla settimana, ma quando si mangia lo si fa come al solito.

Questo tipo di approccio è assolutamente sconsigliato, poiché può provocare danni all’organismo con conseguenze a lungo termine, un digiuno prolungato interferisce con il sistema ormonale e provoca modificazioni che non si risolvono subito, interrompendo il digiuno stesso. Lo stile con cui ci alimentiamo ha infatti ricadute a livello ormonale che durano a lungo. Inoltre, un eccessivo rallentamento del metabolismo, indotto dalla mancanza di cibo, interferisce anche con il ‘normale’ lavoro degli organi del corpo. Una dieta non può mai essere improvvisata, quando si modifica l’alimentazione occorre un programma specifico.

Gli eccessi fanno male e… non funzionano! No al digiuno selvaggio, quindi, perché può danneggiare l’organismo, ma anche perché non è realmente efficace per dimagrire. “Non mangiando si riducono i livelli di insulina e questo permette di perdere peso, ma se il digiuno è fatto male, poiché troppo prolungato e frequente, oltre a creare un danno non sortisce l’effetto desiderato, ovvero la perdita di peso”, considera Farnetti. “Questo perché si crea una situazione difficile per l’organismo, che reagisce producendo alti quantitativi di ormone dello stress, il cortisolo, che aumenta la sensazione di fame ed è responsabile di gonfiori e malessere”.

In pratica, digiunando troppo si alterano i normali equilibri fisiologici, si acuisce la sensazione di fame e il bisogno di mangiare, con conseguenze anche a livello dell’umore. Meglio lasciar perdere quindi le diete che prevedono due, tre o più giorni di digiuno totale alla settimana: si creano danni e non si guarisce dal sovrappeso.

Dieta intermittente, sì al digiuno “serale” Una formula proposta per la dieta intermittente è quella delle sedici ore di digiuno, che prevede di concentrare i tre pasti della giornata in un arco di otto ore per poi non mangiare più nelle restanti sedici. “Seguendo lo schema 8-16, però, il pasto che viene sacrificato generalmente è la colazione e questo non va bene, poiché si tratta di un pasto importante per affrontare la giornata con la giusta riserva di energie”, spiega Sara Farnetti.

Una forma di digiuno intermittente che non provoca conseguenze sulla salute e, con la giusta dose di pazienza, permette di ottenere risultati, è quello che inizia subito dopo cena e si conclude al mattino. “Il suggerimento è di consumare una cena leggera e di anticipare un po’ l’orario, in modo da allungare il periodo di digiuno notturno che è un digiuno ‘fisiologico’, e quindi non dannoso per l’organismo”. In questo modo si può arrivare a 12-14 ore senza cibo, in cui il corpo si depura e utilizza fino in fondo i nutrienti ricevuti nel corso della giornata. Per quanto riguarda l’indicazione di non mangiare fuori dai pasti (evitando spuntini a base di snack, dolciumi, bevande zuccherate), si tratta di una buona norma che tutti dovrebbero osservare.

A ognuno la sua soluzione Allungare il digiuno serale, quindi. Ma con quale frequenza? “Non è necessario anticipare e/o ‘alleggerire’ la cena ogni giorno”, considera Farnetti. “Può essere sufficiente adottare questo stile alimentare per due o tre sere alla settimana. Con un’avvertenza: se la mamma pratica un’attività sportiva, dopo un allenamento non è opportuno saltare il pasto, meglio quindi programmare l’esercizio fisico prima del pranzo o nei giorni della settimana in cui la cena è ‘libera’ e può essere un po’ più abbondante. 

Ricordiamo infine che non esiste un sistema semplice e veloce per dimagrire: per risolvere un problema di sovrappeso è necessaria la consapevolezza di dover mangiare meglio”.

Per approfondire

 
 

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