Cosi puoi guarire la sindrome metabolica: strategia anti diabete e anti cancro

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Modificando lo stile alimentare siamo in grado di operare il downstaging della sindrome metabolica cioè possiamo modificare i fattori di rischio che la caratterizzano e, in particolare, la glicemia e l’insulino-resistenza, il colesterolo, il peso corporeo e la circonferenza vita quindi il grasso viscerale la cui deposizione è favorita dall’aumento della liberazione di insulina.

Questo è possibile adottando una dieta antinfiammatoria e a basso indice insulinemico che si realizza combinando gli alimenti adatti, utilizzando modalità di cottura e preparazione che riducano il carico glicemico e di certi altri alimenti.

La misura del carico glicemico di un alimento consente di prevedere la risposta glicemica e la conseguente liberazione di insulina dell’organismo in seguito all’assunzione di quel cibo, dipende principalmente dalla quantità e dalla qualità dei carboidrati contenuti nell’alimento. Se il pasto condiziona la liberazione di un eccesso di insulina dà un segnale che porta all’accrescimento delle cellule del tessuto adiposo, impedisce l’utilizzo dei depositi preesistenti ai fini energetici e favorisce la deposizione del grasso a livello delle cellule del fegato (steatosi epatica), del cuore e del muscolo. Inoltre, si comporta come un fattore di crescita che promuove il cancro e determina instabilità glicemica scatenando la sensazione di fame che porta a mangiare e ad aumentare di peso. Spesso si manifesta un’appetenza smodata per gli alimenti dolci e necessità di mangiare più volte al giorno a  volte interpretata come “fame nervosa” che invece deve essere  riconosciuta come  un disturbo del metabolismo degli zuccheri che può essere trattato e risolto.

La dieta a basso indice insulinemico è, quindi, fondamentale per la cura della sindrome metabolica, la gestione del diabete e la prevenzione del cancro e presuppone la conoscenza degli alimenti a più alto carico glicemico e delle tecniche per ridurlo.

Come regola generale vale la conta degli zuccheri: essi si trovano nei dolci, nelle bevande alcoliche, nel pane e nella pizza, nella pasta e nel riso, ma anche nella frutta e nelle patate. Cerchiamo di comporre ogni pasto con un solo tipo di questi alimenti in modo da limitare il contenuto di zuccheri e associarli, invece, a cibi che contengono altri gruppi di nutrienti: le proteine, le verdure e i grassi sani. Certo, gli zuccheri non sono tutti uguali, la pasta ha un carico glicemico inferiore a quello di un dolce al cucchiaio, ma anche a quello del riso bianco e delle patate.

In generale, quindi, dobbiamo preferire i carboidrati complessi e più ricchi di fibre, come i legumi, i cereali, il riso basmati integrale e la pasta integrale, rispetto agli zuccheri semplici contenuti in dolci e soft drink, ma se proprio non vogliamo rinunciare al dolce e al bicchiere di vino impariamo la strategia giusta per associare in modo furbo i cibi.

La dieta a basso carico glicemico è stato scientificamente provato che dà evidenti benefici per la salute.

La dieta a basso indice insulinemico migliora:

  • il rapporto LDL (colesterolo cattivo) e frazione HDL (buono), con riduzione del colesterolo totale
  • il metabolismo dei carboidrati
  • la funzione del rene
  • l’equilibrio tra le specie batteriche intestinali a favore dei bifidobatteri e lattobacilli

 

La dieta a basso indice insulinemico è utile per prevenire:

  • la sindrome metabolica
  • il diabete mellito tipo II
  • l’obesità
  • le patologie cardiovascolari come infarto e ictus cerebrale
  • Neoplasie maligne dell’endometrio, della prostata, del pancreas
  • patologie degenerative del sistema nervoso centrale

 

Per approfondire leggi l’articolo Glycemic Index, Glycemic Load and Glycemic Response

 

 
 

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